Luglio 1944. Valtellina, missione fallita.

Pertanto nel luglio del ’44 Croce assunse il comando della I Divisione Alpina Valtellina sostituendo il capitano Giuseppe Motta “ Camillo”. Gli obiettivi specifici erano: realizzare un inquadramento militare degli uomini, verificare la difesa delle centrali idroelettriche e attendere l’arrivo degli Alleati prima di effettuare qualsiasi azione. Il 13 luglio rientrando in Italia Carlo Croce e altri compagni di viaggio furono intercettati; il tenente colonnello fu ferito ad entrambe le braccia da un colpo d’arma da fuoco: fu quindi trasportato all’Ospedale Civile di Sondrio dove gli venne amputato un braccio a causa della cancrena e venne traferito in condizioni estreme all’ospeale di Bergamo luogo in cui morì il 23 luglio sotto le false generalità di Carlo Francesco Montoro, commerciante svizzero. Il sequestro dei documenti custoditi negli indumenti di Croce diede esiti sorprendenti: erano presenti documenti d’identità, carte compromettenti come gli elenchi dei combattenti del Gruppo delle 5 giornate, i loro indirizzi e fogli sulla strategia seguita durante la battaglia del San Martino. Per la FRAMA, la rete informativa di Ezio Franceschini e Concetto Marchesi, la responsabilità della fine di Croce era da imputare alla strategia della Regia Legazione d’Italia di Berna. Dopo la morte del tenente colonnello giunse alla guida della Divisione Alpina Valtellina Edoardo Alessi. Teodoro Guelfo Pizzato, il traditore, cadde in una trappola partigiana alla frontiera italo-svizzera. I compagni del gruppo deportati nei lager che tornarono apparivano notevolmente segnati dall’esperienza, altrettanti invece morirono o furono fucilati combattendo nelle file della Resistenza.

Valtellina, missione fallita.

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